20 maggio 2015
Interferenti endocrini: con il TTIP saranno legali
L’industria chimica spera nel trattato TTIP per mandare a monte il regolamento europeo sugli interferenti endocrini e commerciarli liberamente
I gruppi di pressione nel settore della chimica hanno lavorato anni per evitare la nascita di un regolamento europeo sugli interferenti endocrini. Il risultato è che, da quando la Direzione Generale Ambiente (DG ENVI) della Commissione Europea ha cominciato a studiarlo (era il 2013), non si sono fatti passi avanti. Anzi, i criteri per la definizione di queste sostanze nocive non saranno pronti prima del 2017.
Sono i risultati di un’intensa e lunga indagine del Corporate Europe Observatory, pubblicati stamattina in un report dal titolo “A Toxic Affair”. L’osservatorio sulle multinazionali ha portato alla luce, ancora una volta, il lavoro delle lobby e lo spregiudicato utilizzo del vasto campionario di strategie cui fanno ricorso: allarmismo, tentativi di screditare gli oppositori, tattiche dilatorie e negoziati sul TTIP.
Gli interferenti endocrini sono sostanze chimiche presenti nei prodotti di uso quotidiano, dalle materie plastiche a cosmetici e pesticidi. A causa della loro capacità di interagire con i sistemi ormonali (endocrini) degli organismi viventi, sono concausa di gravi effetti sulla salute e pesante impatto ambientale. La legislazione europea esige il divieto per i prodotti chimici che vengono identificati come interferenti endocrini.
L’attuale metodo prevede che le sostanze chimiche subiscano procedure di valutazione del rischio, a seguito delle quali vengano fissati i livelli di sicurezza per l’esposizione. Il problema è che per gli interferenti endocrini potrebbe essere impossibile impostare queste soglie. La Direzione Generale per l’Ambiente della Commissione Europea è stata incaricata di stabilire una serie di criteri scientifici per la valutazione degli interferenti endocrini. Ma nel processo è stata sottoposta a pressioni da parte delle aziende e isolata da altre Direzioni Generali, come Salute e Industria.
La lobby della chimica e dei pesticidi si è mobilitata per evitare possibili divieti per alcune sostanze. I principali gruppi di pressione ad aver lavorato contro normative stringenti sono CEFIC (European Chemical Industry Council), ECPA (European Crop Protection Association), PlasticsEurope e Cosmetics Europe, mentre tra le singole imprese si sono distinte BASF e Bayer. Non ce l’avrebbero fatta, tuttavia, se non avessero trovato validi alleati in diversi Stati membri, nella Commissione e nel Parlamento Europeo.
Poi ci sono quelle piattaforme fatte su misura per l’industria, che mirano a promuovere gli interessi commerciali nel dibattito scientifico: ad esempio ECETOC, il Centro Europeo per l’Ecotossicologia e Tossicologia delle Sostanze Chimiche. ECETOC si presenta come think tank no profit finanziato dall’industria, il cui scopo è «migliorare la qualità della valutazione del rischio dei prodotti chimici». Bayer , BASF, Dow, DuPont e Syngenta sono tra i tanti membri sponsor dell’ECETOC.